CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XV LEGISLATURA
INTERPELLANZA N. 246/A
INTERPELLANZA RUBIU, sulla valutazione ambientale strategica inerente il Piano regionale faunistico venatorio e l'istituzione degli ambiti territoriali di caccia in Sardegna.
***************
Il sottoscritto,
premesso che:
- sul BURAS n. 37 dell'11 agosto 2016 (Parte I e II), il Servizio
valutazioni ambientali ha comunicato che il Servizio tutela della
natura e politiche forestali dell'Assessorato regionale della difesa
dell'ambiente ha depositato il Piano regionale faunistico venatorio
e il relativo Rapporto ambientale, unitamente alla Sintesi non
tecnica e allo Studio di incidenza ambientale;
- chiunque abbia interesse potrà consultare la documentazione ed
esprimere eventuali osservazioni entro il sessantesimo giorno a
decorrere dalla data di pubblicazione sul BURAS della notizia di
avvenuto deposito;
- si tratta, dunque, della procedura di valutazione ambientale
strategica inerente il piano faunistico, con diverse incongruenze
per il territorio isolano;
sottolineato che:
- sin dal prossimo 6 settembre 2016, nell'ambito della procedura VAS
del Piano regionale faunistico venatorio, si terrà il primo incontro
pubblico con i portatori d'interesse;
- l'incontro è fissato a Sassari;
- successivamente si terranno delle assemblee pubbliche in tutti i
territori della Sardegna;
osservato che all'interno del piano regionale faunistico venatorio
sono già evidenti delle incongruenze riguardanti il territorio della
Sardegna, già segnalate dalle associazioni del comparto, in merito
all'istituzione degli ambiti territoriali di caccia;
atteso che:
- l'istituzione e la gestione degli ambiti territoriali di caccia,
si è rivelata fallimentare nel 95 per cento delle regioni italiane;
- inoltre, con tale misura si pongono le basi per l'introduzione di
un concetto generale che annulla e umilia il collaudato principio di
interscambio sociale che da sempre studi antropologici e sociali
hanno posto come base di crescita armonica tra le popolazioni,
soprattutto per quanto riguarda l'antica arte della caccia che ha
consentito la sopravvivenza di interi popoli;
- non si può pensare che in una realtà come la Sardegna, dove
l'insularità sfavorisce e limita l'interscambio, si possano creare
ulteriori confini, del tutto artificiali e illogici, che
ghettizzerebbero senza dubbio le persone che ci vivono;
- se poi consideriamo che a livello europeo si lotta per togliere le
barriere ed eliminare i confini nazionali, ci rendiamo maggiormente
conto di quanto siano fuori luogo gli ambiti territoriali;
- per cui si ritiene fuori dal contesto della Sardegna tale
previsione già contenuta nel piano faunistico;
appreso che:
- tali regole non possono essere poste sulla Sardegna, che da anni
vanta una storia venatoria e sociale contraria a tali istituzioni;
- non si ritiene, dunque, in ragione delle problematiche e delle
dinamiche che si sviluppano all'interno di un territorio, giusto che
possano esserci suddivisioni o barriere restrittive all'interno
della Sardegna;
osservato che si auspica che la Regione utilizzi al meglio la sua
autonomia legislativa, riconosciuta dallo Stato, senza inseguire le
"direttive" che provengono da Roma, ma tenendo conto della
specialità del territorio isolano anche nella conformazione
morfologica e sociale;
rilevato che sarebbe opportuno quindi che la Regione possa
legiferare in modo concreto e razionale, rispettando una volontà che
unisce e non separa, come si intende fare con gli Atc, in un
territorio libero da regole ostative e senza vincoli per il mondo
venatorio;
acclarato che:
- altro aspetto di criticità degli ambiti territoriali di caccia,
contro i quali si è già detto contrario la maggioranza del mondo
venatorio, è che la loro istituzione determina l'aumento delle
giornate dedicate al prelievo venatorio;
- si andrà, infatti, a caccia tre volte la settimana (con una
pressione venatoria insostenibile), a scelta, su cinque a
disposizione, a esclusione del martedì e del venerdì;
- questo, oltre all'abbattimento di migliaia di animali in più,
comporterà, senza ombra di dubbio, non trascurabili problemi di
ordine pubblico in quanto la massiccia presenza di cacciatori,
sull'intero territorio isolano, minerà inesorabilmente il fragile
equilibrio esistente tra la categoria degli appassionati di caccia e
quella degli allevatori e agricoltori che vedranno le loro campagne
ed i loro pascoli giornalmente frequentati dai cacciatori;
evidenziato che:
- la Sardegna è l'unica regione d'Italia che in materia caccia si è
imposta, sin dagli anni cinquanta, una rigidissima regolamentazione,
limitando l'esercizio venatorio, nel rispetto dell'ecosistema
naturale e ambientale, a soli due giorni settimanali; questo ha
prodotto il fatto che, allo stato attuale, nella nostra isola ancora
esista, contrariamente alla stragrande maggioranza delle altre
regioni, selvaggina di pregio e autoctona;
- consentendo la caccia per ben 5 giorni la settimana si decreterà
la fine della caccia in una sola o massimo due stagioni venatorie,
mentre il principio dello sviluppo sostenibile vuole che anche le
future generazioni possano usufruire delle attuali prerogative che,
come detto, derivano dai sacrifici e dall'autocontrollo che i
cacciatori sardi si sono da sempre imposti;
appurato che esiste una piccola minoranza favorevole all'istituzione
degli ambiti territoriali di caccia anche in Sardegna; si tratta di
persone che, per loro stessa ammissione, vogliono godere
egoisticamente delle "proprie" cose; secondo il loro progetto si
dovrebbe applicare questo concetto a 360 gradi, facendo sì che
ciascuno usufruisca di quello che il proprio territorio offre: dalle
scuole all'università sino a ospedali, porti, aeroporti e lavoro,
senza sconfinamento da parte di altre persone provenienti da altri
territori;
tenuto conto che la valutazione ambientale strategica sul piano
faunistico venatorio apre di fatto il confronto su un disegno che
contiene una serie di contraddizioni relative all'attività portata
avanti da millenni nel territorio della Sardegna, da sempre
concepito come un'isola dalle diverse identità ma che pone l'aspetto
sociale e comunitario come uno dei punti cardine della storia;
atteso che sarebbe opportuno rivisitare la previsione degli ambiti
territoriali di caccia, inserendo dei vincoli assurdi e illogici per
gli appassionati che si vedrebbero così rinchiusi dentro un loro
recinto;
preso atto che la Regione dovrebbe, peraltro, vigilare e controllare
l'effettiva tutela dell'ambiente che viene meno con l'applicazione
degli Atc;
rimarcato che le associazioni venatorie dovrebbero avere una parte
fondamentale nel riscrivere il piano faunistico nell'ambito della
Valutazione ambientale strategica;
rilevato che servono risposte certe e immediate, con la difesa
dell'attuale assetto del territorio isolano, senza stranezze calate
dall'alto e lasciando liberi i cacciatori di socializzare in altri
contesti,
chiede di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore
regionale della difesa dell'ambiente per sapere:
1) se non ritenga di dover attentamente rivalutare i contenuti del
Piano regionale faunistico venatorio, preliminarmente alla
valutazione ambientale strategica, con incontri sul territorio, e in
particolare gli aspetti inerenti l'istituzione degli ambiti
territoriali di caccia, con l'annullamento del disegno sugli Atc;
2) quali siano le motivazioni che hanno indotto all'istituzione
degli ambiti territoriali di caccia all'interno del territorio
isolano;
3) se sia stata verificata la possibilità di dare priorità alle
lamentele del mondo venatorio che contesta apertamente l'istituzione
degli ambiti territoriali di caccia, che hanno degli aspetti
restrittivi e vincolanti sul territorio isolano.
Cagliari, 6 settembre 2016