CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XV LEGISLATURA
INTERPELLANZA N. 151/A
INTERPELLANZA TEDDE - PITTALIS - CAPPELLACCI - CHERCHI Oscar - FASOLINO - LOCCI - PERU - RANDAZZO - TOCCO - TUNIS - ZEDDA Alessandra in relazione all'esclusione dalla RAI delle lingue minoritarie sarda e catalana di Alghero.
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I sottoscritti,
premesso che l'Unione europea tutela e promuove la
valorizzazione e l'uso delle lingue minoritarie e che è in atto un
percorso teso a favorire ogni iniziativa finalizzata alla loro
preservazione, cominciato con l'approvazione del Trattato
internazionale delle lingue regionali o minoritarie;
premesso, altresì, che il predetto trattato, entrato in vigore nel
marzo del 1998 con la ratifica da parte dei principali stati membri
della comunità europea, tra i quali manca ancora l'Italia che ha
firmato il trattato nel giugno del 2000, ma ad oggi non ha
provveduto alla ratifica, prevede la protezione e la promozione
delle lingue storiche regionali e di minoranza col fine di
conservare e preservare le tradizioni e il patrimonio culturale
europeo;
evidenziato che il Trattato internazionale delle lingue regionali o
minoritarie stipulato nel novembre del 1992, all'articolo 11,
rubricato "Mezzi di comunicazione di massa", prevede specifici
impegni degli stati membri firmatari del documento affinché sia
promossa e facilitata, in maniera regolare, l'emissione di programmi
e trasmissioni audio e audiovisivi nelle lingue regionali o
minoritarie parlate sui territori in cui sono usate tali lingue;
considerato che la legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26, recante
disposizioni in materia di promozione e valorizzazione della cultura
e della lingua della Sardegna, costituisce un importante e
consolidato presidio normativo attraverso il quale si riconosce pari
dignità alle lingue sarda e catalana di Alghero rispetto alla lingua
italiana, in un ottica di valorizzazione ed esaltazione delle
diversità culturali quale prezioso elemento di coesione sociale e
reciproco riconoscimento delle peculiarità identitarie dei popoli
europei;
considerato, altresì, che con la suddetta legge la Regione assume
l'impegno di conformare la propria azione politica ai principi di
pari dignità e del pluralismo linguistico sanciti dalla Costituzione
e a quelli che sono alla base degli atti internazionali in materia,
e in particolare nella Carta europea delle lingue regionali e
minoritarie del 1992, e nella Convenzione quadro europea per la
protezione delle minoranze nazionali del febbraio 1995;
richiamata la legge 15 dicembre 1999, n. 482 che, nel dettare
disposizioni in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche, all'articolo 12 introduce specifiche norme che
stabiliscono l'utilizzo delle lingue minoritarie ammesse alla tutela
nell'ambito del servizio pubblico radiotelevisivo per trasmissioni
giornalistiche o programmi regionali, prevedendo a tal fine che le
regioni possono stipulare apposite convenzioni con la società
concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
osservato che nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente
Pigliaru è fatto esplicito riferimento alla centralità della nostra
identità e della lingua sarda, non solo per rispetto della storia e
delle tradizioni culturali della Sardegna, ma anche in funzione "di
prospettive di sviluppo nel campo della scuola, del lavoro e della
rappresentanza politica", assicurando che avrebbe affrontato il tema
della lingua sarda, e quindi del catalano di Alghero ad essa
equiparato dalla vigenti norme, non "con sterili slogan e dubbie
politiche ma riconoscendo con coraggio un bilinguismo reale in
ossequio alla politica dell'UE nei confronti delle lingue regionali
in attuazione dell'articolo 22 della Carta europea dei diritti
fondamentali";
dato atto della preoccupante ed inaccettabile esclusione prevista
con la proposta di riforma della RAI in discussione in questi giorni
in Parlamento, dalla programmazione e realizzazione di trasmissioni
in lingua sarda e catalana sul territorio isolano, certificata dal
voto contrario del PD in Senato dell'emendamento che nel quadro
della suddetta riforma, pur dimenticando quella catalana, prevedeva
la possibilità di inserire anche la lingua sarda nelle trasmissioni
radiotelevisive dell'Isola;
valutato che la cassazione di tale proposta da parte della
principale forza di governo di fatto annulla e sconfessa in un colpo
solo gli straordinari esiti dei traguardi raggiunti in termini di
civiltà e valorizzazione delle diversità culturali come valore
aggiunto del processo di coesione ed integrazione dei popoli
europei, in contraddizione non soltanto con i principi che da
decenni la comunità europea promuove e tutela ma, addirittura,
sconfessando un quadro normativo che fino ad oggi è andato nella
direzione indicata dall'Europa, ma anche incoraggiato e sostenuto
dalla Regione che negli scorsi anni si è fatta portatrice ed
interprete di un'azione politica decisamente orientata alla
preservazione delle lingue minoritarie regionali, come sancito dalla
legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26;
valutato, altresì, che negare oggi il diritto del popolo sardo a
esprimere la propria identità e le proprie peculiarità culturali
equivale a sopprimere un patrimonio sociale intimamente legato alle
sue radici, alle sue vicende storiche che hanno caratterizzato la
crescita e lo sviluppo delle diverse realtà che lo compongono e lo
costituiscono;
osservato che il processo di coesione nazionale, ancora oggi in
corso, passa necessariamente attraverso l'accettazione, la
comprensione, la valorizzazione e la promozione di tali diversità
piuttosto che attraverso la "formattazione" delle identità regionali
e la loro fusione in un soggetto informe, artificiosamente prodotto
che non ha alcun legame con la storia delle "genti" e dei territori
da esse abitati;
osservato, altresì, che una simile barbara decisione sarebbe anche
in contrasto anche con i fondamentali principi costituzionali della
Repubblica i quali, nel prevedere l'introduzione delle entità
regionali nel nostro ordinamento costituzionale così come le
conosciamo oggi, tutela e salvaguarda i fondamentali diritti dei
cittadini che le abitano a potersi esprimere secondo le rispettive
peculiarità culturali e sociali,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione per sapere:
1) se sia intenzione dell'Amministrazione regionale intervenire
presso il Governo e la maggioranza che lo sostiene affinché nel
quadro delle disposizioni relative alla riforma della RAI siano
previste specifiche misure che contemplino la programmazione e la
realizzazione di trasmissioni radiotelevisive anche in lingua sarda
e catalana, coerentemente con quanto previsto nelle dichiarazioni
programmatiche del Presidente Pigliaru nelle quali è fatto esplicito
riferimento alla centralità della nostra identità e della lingua
sarda, non solo per rispetto della storia e delle tradizioni
culturali della Sardegna, ma anche in funzione di "prospettive di
sviluppo nel campo della scuola, del lavoro e della rappresentanza
politica", e in applicazione del Trattato internazionale delle
lingue regionali o minoritarie, della legge regionale n. 26 del
1997, e della legge n. 482 del 1999;
2) quali siano le iniziative che la Giunta regionale intende porre
in essere per favorire fattivamente la diffusione e la
valorizzazione delle lingue minoritarie dell'Isola e del patrimonio
culturale di loro riferimento, con particolare riguardo al sardo ed
al catalano di Alghero.
Cagliari, 14 settembre 2015